Siamo anticonformisti


Ci siamo sempre ritenuti anticonformisti ma ci ritroviamo ad esserlo, oggi, molto più di quanto avessimo immaginato. Di certo lo eravamo prima, quando tutti mettevano Sangiovese “perché eravamo in Toscana”, poco importava che fosse una Toscana diversa da quella classica. Così, mentre dovunque imperversava il Sangiovese, noi continuavamo col Sauvignon che rappresentava tanto l’eredità di mio nonno Enos quanto una nobiltà a bacca bianca che qui era già di casa, a suo agio in questo clima fatto di vento, aria di mare e una terra pietrosa ricca di quarzi rosa.

Questo appunto prima, perché ci troviamo ad essere anticonformisti anche oggi quando affermiamo le ragioni del vino artigianale in luogo di quelle del vino naturale: lo chiamiamo artigianale perché per noi il vino rappresenta ancora un manufatto e, come tale, viene perfezionato nel tempo, con l’evoluzione che noi stessi accogliamo e implementiamo attraverso la cultura, del e sul vino.

Ma c’è di più. Perché diventiamo ulteriormente anticonformisti quando del vino ci ritroviamo a difendere caratteristiche che non sempre sono di moda come la pulizia, la nitidezza, la persistenza, l’equilibrio e il terroir, soprattutto, e non faccio caso al vitigno men che meno se il vino in questione si fregia dell’alibi “dell’autoctono”. Parliamo di alibi per una ragione precisa: benché non sempre l’autoctono raggiunga i livelli di eleganza e finezza lambiti dai vitigni internazionali, ciò gli si perdona in virtù della sua spontaneità, di una sua rustica leggibilità che viene presa come qualità assoluta anche quando questa, ovvero sempre, si sostituisce alla rappresentanza del territorio: è autoctono, si dice, basta il nome a parlare per lui e per il suo territorio e poco importa che questo territorio, invero, nel vino non esista. Ai vitigni internazionali, invece, che rappresentano anche e non incidentalmente i vitigni da cui nascono i migliori vini al mondo, viene demandato il compito di interpretarlo, questo territorio, spesso e volentieri a scapito del vitigno stesso, com’è già accaduto in Borgogna.

Ecco perché non crediamo nel valore assoluto dell’autoctono perché credo nel territorio e questo fa di noi, oggi e ancora una volta, degli anticonformisti.

 

Riccardo Lepri